Dopo ben 25 anni di approfondito studio sul cervello visivo, Semir Zeki, conosciuto neurobiologo, ha fatto delle rivelazioni affascinanti. I suoi risultati indicano che l’esperienza cerebrale nel contemplare opere astratte è sorprendentemente simile tra gli individui. Questo apre la porta a un modo di comunicare attraverso l’arte astratta che transcende le differenze individuali.
Kandinsky, il pittore rivoluzionario, aveva anticipato questa idea un secolo fa. Il suo approccio, infatti, coinvolgeva il cervello in un modo unico, selezionando stimoli che attivano le cellule del cervello visivo. Questo sottolinea l’impegno intellettuale profondo che investiva nel suo lavoro artistico.
La scelta di colori e forme da parte di Kandinsky non era casuale, ma rispondeva a una “necessità interiore”, un principio che va al di là della libera scelta dell’artista. In questo modo, egli cercava di toccare l’anima dello spettatore, creando un ponte emozionale universale. Queste sue idee sui colori e su “l’arte universale” lo rendono un pioniere che ci ispira ancora oggi nell’esplorare la creatività.
Queste scoperte, infatti, oltre a influenzare il mondo dell’arte, aprono un interrogativo intrigante: possono essere applicate anche nel campo dell’Architettura? Possono influire sulla nostra percezione di forme e colori negli spazi che abitiamo?
La connessione tra l’arte di Kandinsky, lo studio del cervello di Zeki e il nostro ambiente quotidiano è, per me, un territorio affascinante da esplorare.






